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Incontro Irene Buonazia grazie a un passaparola fortunato, ma con il passare degli anni capisco che è più un segno del destino. Una sua amica, nostra collega, le ha parlato dei nostri progetti e scopriamo che c’è una comunione di valori e di qualità perfetta.

Sappiamo entrambe che il famoso “perfect match” è cosa rara e che quando si presenta va subito vissuto. Vado nella scuola dove insegna a fare dei laboratori su leadership e SDG 13 in inglese e, da lì, una continua collaborazione, un continuo scambio. Irene ha partecipato a tutte le Oxfam Back to School.

Vi lascio il suo racconto estivo per Oxfam Italia e vi consiglio di andare a scoprire la raccolta dei suoi post nel blog neonato https://www.leggerefarevedere.com/home-page

Disclaimer: può mettervi una irrefrenabile voglia di iniziare o tornare a scrivere, oppure di leggere senza sosta ogni singolo racconto. Iniziamo da questo, che trovate sotto.

Con stima –  Claudia Maffei

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Quest’anno è stato lungo e non sempre facile, ma stimolante.

Insegno Arte e territorio nell’indirizzo turistico di un istituto commerciale. E questo potrebbe sembrare un problema, potrebbe anche esserlo davvero. Se insegnassi Storia dell’arte con l’approccio che ho avuto io da studentessa, avrei ben poche gioie. Così pian piano mi sono insinuata fra le lingue straniere che l’indirizzo in questione offre in abbondanza, fra i percorsi letterari che alcune colleghe mettono in campo per far muovere futuri attori della nostra offerta turistica fra le pagine della nostra letteratura. Ma soprattutto mi sono buttata sulla cittadinanza globale. Che non so bene cosa sia, ma sembra essere qualcosa di molto vicino a come mi piace insegnare.

 

mi piace viaggiare e soprattutto far viaggiare i miei studenti e le mie studentesse. e meno hanno viaggiato o hanno la possibilità di viaggiare, più mi piace portarli all’estero. quest’anno ho seguito tre progetti Erasmus+, tutti più o meno afferenti all’Agenda 20230 e alle tematiche di sostenibilità.

viaggiare, frequentare e vedere scuole straniere, abitare per una settimana in una famiglia europea apre il cervello. e il cuore. chi torna non è più uguale a prima.

 

mi piace far innamorare gli studenti di quello che amo, e amo molto l’arte. ho accettato la sfida di far guardare e capire l’arte anche a chi non ama praticarla, a chi ha scelto una scuola di numeri e regole. e mi diverte molto portare un esempio divergente di guardare il mondo e agire nel mondo.

ogni anno faticosamente appendo qualcosa fatto dalle mie classi. quest’anno mi sono fatta furba e ho fatto tingere i bidoni della spazzatura in cemento per evidenziare che devono raccogliere solo plastica. almeno nessuno riuscirà a buttarli via. per evitare la plastica, mettere almeno un compattatore, e tornare a usa solo i nostri faticosamente installati fontanelli ci vorrà più tempo. il covid è stato impietoso con il plastic free.

 

mi piace discutere e far discutere. non litigare. discutere. confrontare punti di vista diversi, anche molto diversi. mi spaventa meno un litigio incontenibile fra le mie studentesse che ore 10 calma piatta. mi piace vedere le classi che crescono. non gli individui (ovviamente anche) ma le classi, i gruppi. amo darmi tempi lunghi, evidenziare davanti alle classi i loro progressi, celebrare i loro successi, perché ho toccato con mano che una dettagliata spiegazione della carota funziona molto meglio del bastone (e non sono una docente che chiede poco).

 

mi piace studiare. mi sono regalata una settimana di formazione a Ghent su global media literacy e active citizenship nell’ambito di una mobilità docenti. ho conosciuto colleghi e colleghe di tutta Europa e ho imparato quanto più potevo. saranno i miei studenti a insegnarmi a mettere in pratica quello che ho imparato. ho già iniziato a introdurre qualcosa, ma l’anno prossimo, dopo uno stacco estivo di decantazione, confido di poter fare qualcosa di nuovo. se no il mio lavoro può soccombere alla routine, e non c’ nulla di peggio di un professore annoiato.

 

mi piace imparare. e per fortuna i miei studenti e le mie studentesse hanno molto da insegnarmi, in cambio di quello che io insegno loro: nuovi orizzonti musicali, gusti e tendenze, problemi e temi da considerare, libri, linguaggio. hanno la cultura meravigliosa di chi ha tutta la vita davanti. io faccio solo da sponda. quello che vorrei insegnare è la cura, verso se stessi e se stesse (se stesse soprattutto, lo devo dire da donna e madre di due figlie), verso gli altri, verso il patrimonio culturale (non necessariamente Pompei, anche la stradina dietro casa), verso il pianeta. e poi il tempo. che va usato bene, ma c’è. e a volte gli studenti delle superiori se lo dimenticano, oscillando fra carpe diem e climate anxiety.

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